Holi, la festa dei colori

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08 Mar Holi, la festa dei colori

Holi è una festività indiana che si celebra nei giorni che precedono la luna piena del mese di phalguna (febbraio-marzo).

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Holi segna l’inizio della primavera: anticamente era una festa legata all’agricoltura, durante la quale si festeggiavano, appunto, i primi raccolti dopo l’inverno. Oggi potremmo descriverla come un carnevale e un capodanno al tempo stesso, perché?

Le celebrazioni di Holi avvengono nel corso di due giornate. Durante la prima si accende un falò per inaugurare l’inizio della bella stagione, per allontanare le forze maligne e celebrare la vittoria del bene sul male. La seconda è dedicata interamente al puro divertimento: si scende per strada o si sale sui tetti delle città e si lanciano sui passanti – o sui vicini – polveri o acqua colorate, si gioca, si danza, si canta e ci si scambiano leccornie. Se vuoi conoscere i richiami mitologici di questa usanza, leggi più in basso!

 

 

I miti a cui è legata Holi

Perché il falò?

3C’era una volta il demone Hiraṇyakaśipu che aveva un figlio di nome Prahlāda, estremamente devoto al dio Viṣṇu. Questo rendeva molto invidioso Hiraṇyakaśipu, il quale sentiva messa in discussione la sua autorità al cospetto di Viṣṇu. Proprio per questo motivo, un giorno escogitò uno stratagemma per annientare il dio.

Ordinò al figlio di salire su una pira ardente accompagnato dalla malvagia zia Holikā (sorella di Hiraṇyakaśipu). Il figlio acconsentì e una volta in cima alla pira iniziò a pregare Viṣṇu per essere protetto. Holikā invece nel corso degli anni aveva ottenuto il potere di essere immune al fuoco e, nonostante fosse in combutta col fratello, era sicura che sarebbe stata graziata. Tuttavia, proprio lei fu punita per le sue cattive intenzioni e si ridusse in cenere e Prahlāda fu salvato.

Per questo accendere il falò il primo giorno di Holi rievoca il trionfo del bene (Prahlāda) su Holikā (il male).

 

Perché i colori?

Progetto senza titolo (12)

Il dio Kṛṣṇa è sempre stato follemente innamorato della pastorella Radha. Tuttavia, si narra che il dio, che aveva la pelle scura, quando era bambino fosse geloso della carnagione chiara di Radha.

Un giorno, se ne lamentò con sua madre, Yaśodā, la quale scherzando gli consigliò di mettere del colore sul viso di Radha e vedere come sarebbe cambiata la sua carnagione.

Il giovane e dispettoso Kṛṣṇa prese sul serio le parole della madre, si recò da Radha e dalle altre pastorelle e iniziò un vero e proprio gioco d’amore in cui si spruzzavano acqua e polveri colorate.