Racconti dal campo – Dimiziani

MarcoDimizianiIl racconto di Marco Dimiziani, architetto esperto in tecnologie bioclimatiche.

Il mio rapporto con Asia è iniziato una ventina d’anni fa quando, quasi per caso, ho proposto ad un amico l’impiego di tecnologie bioclimatiche nella realizzazione degli edifici in Tibet.

Da allora ho passato ogni anno lunghi periodi sull’altipiano che mi hanno lasciato dentro non solo gli aperti orizzonti dei pascoli circondati da montagne, l’odore e i suoni di monasteri adagiati su versanti riparati, i passi protetti da lungtà sferzate dal vento ma soprattutto le voci e i volti dei tanti tibetani con cui abbiamo messo a punto progetti e strategie di intervento. Tra queste voci quella di Ane Kandroma, una anziana dottoressa di medicina tibetana con la quale abbiamo realizzato una clinica per bagni terapeutici i tradizionali LUM.

Durante uno degli incontri, ospiti di Ane Kandroma, mi capitò di rifiutare della pecora bollita e lei, dal profondo dei suoi occhi, mi guardò severamente per dirmi: “ciò che ti piace e ciò che non ti piace sono la medesima cosa”. Al di là del misterioso significato recondito, questa affermazione ha risvegliato nella mia coscienza la Gyaye 007consapevolezza che non esistono valori assoluti, il bene e il male, il bello e il brutto, ma che ciascuno di noi nelle scelte che opera, in un preciso luogo e momento, è arbitro nel definire il limite che separa gli estremi e che quindi ognuno è misura di tutte le cose, la distinzione soggettiva è unicamente il frutto di un atteggiamento mentale.
Da allora la pecora bollita continua a non piacermi, ma ricordo perfettamente quella cena seduti su un tappeto in cui una donna minuta, solo apparentemente fragile, dalla volontà di ferro, mi ammonì sulle mie pretese di stabilire in modo assoluto le mie preferenze.

Ah, dimenticavo: i miei edifici, che volevo rispettosi del contesto, della tradizione architettonica tibetana, dei suoi materiali e che impiegavano tecnologie solari passive in nome della sostenibilità ambientale per Ane Kandroma erano “una vera schifezza”!
Ane Kandroma è morta prima di vedere ultimata la sua clinica, senza aver potuto coronare il suo progetto per il quale ha lottato con determinazione.

Biografia
Mi occupo dal 1985 della ricerca della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico anche in qualità di consulente di ONG internazionali per studi di fattibilità, progettazione architettonica e monitoraggio di costruzioni nei settori sanitario ed educativo nei paesi in via di sviluppo.